Nel tempo della libertà compressa la poesia è una vallata senza confini in cui non esistono padroni né tirannia.
Meraviglia e pazienza
le indosso oggi
per smarrirle domani.
Seduta ai piedi dei limiti
leggo e scrivo
mentre accarezzo i lividi
che l'indugio e l'attesa
hanno disegnato sulla pelle.
Sono belle quelle ferite
oziose e acquiescenti
ostaggi innocenti della resa.
Risplendono di brame infrante
e fameliche di vita sognante.
Le custodisco
avvolte in calde lane
mentre mi avvio
a passeggio tra le fumose dune
nella campagna dei miei ripensamenti.
Scorgo sul profilo
l'ombra saggia del tramonto
al cui cospetto lascio
un amaro disappunto.
Le domande,
che mi cercano
tra il volo degli aironi
e i raggi fragili restanti,
accompagnano i miei passi.
Silenziose, tenaci e attente
sono sapienti come risposte mancate.
Insieme alle mie lesioni infuocate
mi conducono nel buio
a illuminare vie perdute.