L'orologio, despota e spettrale sulla facciata,
sfoggia impunito il suo potere.
Mi scruta mentre attendo una chiamata
che amplifichi l'eco oltre queste barriere
che mi avvicini un poco all'età più evoluta.
Così aspetto e penso
a cosa ne sarà di me
se dovesse tardare,
se dovesse mai arrivare
e…cosa ne sarà di me
se dovesse mantenere quella desiata
e temuta promessa.
Amplificato
ne vedrei di certo il vuoto
rigonfio di speranze cadute,
o tronfio di storie che mi racconto
senza platea, adesso,
nel teatro deserto.
Corro a rifugiami tra le quinte
poi tocco con delicatezza il fondo,
rifletto nel mio proscenio incerto
e rileggo nel silenzio,
ricordando un amore lontano,
la commedia dell'inganno
in cui tutto appare vano.