Passeggiata di maggio





La strada buia dietro i nostri passi
profumava di tigli e irta salsedine.
Vi andavamo lenti nel piacere raccolto
di una passeggiata fedele.
Il tuo orecchio accoglieva
i racconti di un amore proibito
impossibile per te non tessere consigli
al fin di tendere una rete
sotto il volo inconsapevole
di chi vuole infliggersi ingiusta pena.
Al tuo fianco lei
cercava tra i tetti diversi
un indirizzo mai conosciuto
del quale restava una foto
ricevuta in un effimero mattino.
Quella casa non trovò mai
ma quante volte a sua insaputa
sarà stato sfiorato l'anonimo portone
al tempo delle domande incessanti.

La sera fluiva con andamento incerto,
d'improvviso un roseto
davanti al vecchio borgo marino
di cui restano ancora i ricordi
i disegni di vele su sfondi pastello
noi fermi a mirare le conchiglie fissate nel muro
come stelle perdute nella corsa alla pesca.
Le rose di maggio si aprivano alla notte
mentre le nostre parole vagavano leggere.
Un altro giorno era passato
e qualcuno tra noi riemergeva un palmo in più
dall'apnea avversa all'innocente condannato.
Eppure la città col battito veloce di mesi surreali,
segnati da rimpianti,
sembrava diversa più viva ed illusa
in ogni angolo fioriva una sorpresa
per occhi sempre lucidi in quella trincea indifesa.
Non ricordo se ci accompagnasse la luna
ma se in cielo non era
di certo brillava immensa in noi,
insonni viaggiatori del buio
che di lei facevamo bussola.