Avventura


Giunge la sera
di questa avventura.
Sento salire la nebbia 
fatale in fondo alla valle.
Proseguo la via
dopo un bagno di sole,
dopo aver detto così tante parole. 

Non dimenticherò quei volti 
né gli occhi giovani e incerti.
Né il chiasso distratto
e le mappe che prendevano vita,
non erano più qualcosa di astratto,
un vero viaggio nella storia infinita.
E i colori...narravano, ardevano.
Ci scaldavano gli animi
nel gelo della stanza
tra spiragli di finestre aperte
e le mani colme di pazienza.

Troverò un giorno forse la cura
a tutte quelle insicurezze 
che sono nuvole
sui sogni di tutti.

Eppure l'ho sentita,
in certi improvvisi istanti 
la fiducia emergeva potente
dagli schermi in penombra,
bisbigliava qual era 
l'insegnamento del mattino
nello scroscio leggero del fiume vicino
che ci osservava scavare i pensieri,
fendere la carta 
con mille domande
sul mondo e sul mistero

e se tutto questo 
l'ho vissuto davvero.





L'unica cosa che conta

 


Radicato nell'infinito
il bosco ci osserva tacito
e dall'alto del suo spirito immortale
sembra celare un'urgente verità.

Avanzano verso di lui
gli occhi curiosi di un fanciullo
accesi da innocente sgomento.
Non chiedono e restano attoniti,
ma liberi da ogni tormento.
Roventi di meraviglia
vorrebbero solo cercare 
il pastello migliore
e disegnare sul foglio
quell'immenso stupore.




Teatri momentaneamente chiusi




L'orologio, despota e spettrale sulla facciata, 
sfoggia impunito il suo potere.
Mi scruta mentre attendo una chiamata 
che amplifichi l'eco oltre queste barriere 
che mi avvicini un poco all'età più evoluta.

Così aspetto e penso
a cosa ne sarà di me
se dovesse tardare,
se dovesse mai arrivare
e…cosa ne sarà di me
se dovesse mantenere quella desiata 
e temuta promessa.
Amplificato 
ne vedrei di certo il vuoto
rigonfio di speranze cadute,
o tronfio di storie che mi racconto
senza platea, adesso,
nel teatro deserto.
Corro a rifugiami tra le quinte
poi tocco con delicatezza il fondo,
rifletto nel mio proscenio incerto
e rileggo nel silenzio,
ricordando un amore lontano,
la commedia dell'inganno 
in cui tutto appare vano.





Domande al tramonto


Nel tempo della libertà compressa la poesia è una vallata senza confini in cui non esistono padroni né tirannia.



Meraviglia e pazienza
le indosso oggi 
per smarrirle domani.
Seduta ai piedi dei limiti
leggo e scrivo
mentre accarezzo i lividi
che l'indugio e l'attesa
hanno disegnato sulla pelle.
Sono belle quelle ferite
oziose e acquiescenti
ostaggi innocenti della resa.
Risplendono di brame infrante
e fameliche di vita sognante.
Le custodisco
avvolte in calde lane
mentre mi avvio 
a passeggio tra le fumose dune
nella campagna dei miei ripensamenti.
Scorgo sul profilo
l'ombra saggia del tramonto
al cui cospetto lascio
un amaro disappunto.

Le domande,
che mi cercano 
tra il volo degli aironi
e i raggi fragili restanti,
accompagnano i miei passi.
Silenziose, tenaci e attente
sono sapienti come risposte mancate.
Insieme alle mie lesioni infuocate
mi conducono nel buio 
a illuminare vie perdute.




Isola


 



La tua solitudine è un'isola
immota nel brusio delle onde
priva di moli facili
solo sentieri erti tra la mirta selva.
L'irto sguardo viene rapito
da una chiesa diroccata,
immemore come l'infanzia.

Il suo infinito labile
è rotto dall'arrivo silenzioso
di piccoli scafi al mattino,
pescatori sulle rive dei tuoi timori
a cui il mare rammenta
che non si è mai davvero soli.




Stagioni



Cammina tra gli abeti
dentro le trame del bosco
passi lenti e respiri quieti.
Scorre nel ruscello un desiderio vivo,
discente della saggezza del cielo e
della pazienza del tempo.

La strada verso valle freme
vi s'inabissano i clivi
che mutano le stagioni
e la mera speranza.
Noi cambiamo con loro,
sotto la brina gelida dei dispiaceri
di un autunno mesto
che ci vede dolenti
nella veglia avìta,
lisi come foglie cadenti.

Tuttavia
subitanea sarà l'estate
contro ogni raziocinio,
libera dalla malinconia,
a favore del tuo esistere genuino.
E fiorirà dall'emozione,
dov'è feconda la fiducia,
riemersa dall'inverno della nostalgia
nell'àntesi indimenticata dell'audacia.




 



L'orizzonte è la tua casa
e se smarrisci la strada
il cielo traccia un sentiero
di rosso ferino che ammanta i desideri
nel volo vibrante dei sentimenti veri.




Curve d'acqua




 

Vapori dolci tra azzurre discese
negli occhi socchiusi di due avventurieri
Puoi vederli
nelle gole a valle a rincorrere il fiume.
Sciolgono le ore nelle mani ormai fuse
e di fiori si cingono i folti pensieri.
A perdifiato le corse tra risa soffuse
per risalir la sera e spogliarsi dal tempo.
Ora che la riva è tersa e più fresca
li avvicina il blu che scolora le guance.
Dimentichi del mondo, stesi e riversi,
a trattenere ancora un'alba
e nell'orizzonte dispersi.



Fine estate

 




La conta degli ombrelloni
si fa avara come l'attesa, 
porta un verdetto che tarda
e arriva a sera.
Anche il sole è in resa
e adombra la chiara riva
ferita dal tramonto estivo.

-lo capisco
quell'umore, 
il suo pallore-.

Oscilla nel silenzio delle onde
il respiro tra risacche di ore
e l'illusione che 
-ancora una volta- 
ci confonde.







 

Il giorno è ancora colmo

di vento e rapidi languori

Mani livide e scabre

stendono lacrime al sole

bucato fresco di memorie

biancheggia di silenzi e magoni

e oscillano i sentimenti

come barche sulla linea d'orizzonte

dell'Adriatico, ameno e verde

come i pascoli dei monti.







Tempi diVersi

 

Tempi diversi

per gli smarriti

lontano dalla darsena,

nascosti tra le luminescenze

degli artifici imbellettati

da copertine belle col vuoto dentro.

Sulle loro bici fiammanti

in corsa con gli anni migliori

non sanno di desiderare

validi maestri e civili ardori.

Animi adamantini

si scalfiscono con poco.

Rimbombano nei teatri

quegli assenti,

ma soltanto perché

è celata alle loro menti

l'antica arte della pace

che all'apparente grido tace,

poi si raccoglie in quei tormenti

e muta in coraggio audace

quando porta in strada

il canto di alti argomenti,

mentre si arma di risata

accende e infuoca

giovani, curiosi sentimenti.





Partenze


Alle quattro di notte

le partenze

raccontano siccità estive

mentre dentro il petto

una pioggia battente

dissesta i pendii dei nostri ricordi.

E nelle pause del tempo che muta

ricordiamo i viaggi in cui ci siamo amati.

Sognando di perderci ancora

tra colline di ulivi e nobili querceti.







Alba silenziosa


I luoghi che ci entrano nel cuore

riedificano passioni

e identità in continuo divenire.

Pazienti ne custodiamo la memoria

mentre stretti in un abbraccio

andiamo incontro agli eventi,

nonostante l'amarezza,

recuperando un sentire

che nutre ogni giorno

il desiderio di resistere

per non vedere la vita spegnersi.







Mattina







Sul lago i gabbiani che tardano il volo
donano calma e una tregua alle onde,
sospesa nell'alba io resto con loro
cullata al riparo dalla pioggia lontana.

Di rosa e di bianco la dolce mattina
sento che scioglie un dolore tenace
brillano gli occhi come gocce di brina
risuona la riva mentre effonde la pace.










Lettere notturne



Sferzanti messaggi il corpo ci invia
ardenti lettere conficcate tra scapola e mediastino.
Vi si leggono parole piene, colpiscono a fondo
voraci desideri, in catene invisibili
che la notte si fanno più loquaci
in quel momento intenso e fermo
dove vive il pensiero corroso da sogni famelici
e ulula al coraggio negato
che come una Luna nel suo regno del buio
sogna di essere libera dal furto del giorno.






Leggero Librare II



Spalancato lo sguardo
sull'assorta giornata
ancora le acacie nell'aria
ricordi nevosi di allora
corda fine che lega il passato
al mesto pensiero di oggi.
Quel filo puoi scioglierlo
lasciarlo e farlo volare
come aquilone protetto dal sole
solleva anche il fosco magone
e si affida al vento
senza alcuna tensione.
Due o tre cose vuoi portare con te
quando il viaggio si farà più vicino
con la paura di allontanarsi da terra
e la speranza di un ardito librare.





Arrivederci



Il cielo è terso in questo giorno
ma tuonano tormente dentro i cuori
e fulmini feroci si abbattono
sulla devozione e la serenità 
tessute negli anni con amore.
È il tempo dell'addio
lo struggente ultimo saluto
al viaggio dell'eroe
forse è solo un temporaneo arrivederci.
In sogno ti ho rivisto
cercavo di recapitare un messaggio
per ringraziarti di tutto quello
che hai sempre fatto per noi
…eri già sulla via della partenza.
Te la invio così, adesso,
con versi lasciati alla memoria
la mia gratitudine
per averti avuto in famiglia.
Sono i fiori per te.
Al tuo affetto donato sempre
soprattutto quando la vita 
ci mostrò dura prova
prima di questa.






Passeggiata di maggio





La strada buia dietro i nostri passi
profumava di tigli e irta salsedine.
Vi andavamo lenti nel piacere raccolto
di una passeggiata fedele.
Il tuo orecchio accoglieva
i racconti di un amore proibito
impossibile per te non tessere consigli
al fin di tendere una rete
sotto il volo inconsapevole
di chi vuole infliggersi ingiusta pena.
Al tuo fianco lei
cercava tra i tetti diversi
un indirizzo mai conosciuto
del quale restava una foto
ricevuta in un effimero mattino.
Quella casa non trovò mai
ma quante volte a sua insaputa
sarà stato sfiorato l'anonimo portone
al tempo delle domande incessanti.

La sera fluiva con andamento incerto,
d'improvviso un roseto
davanti al vecchio borgo marino
di cui restano ancora i ricordi
i disegni di vele su sfondi pastello
noi fermi a mirare le conchiglie fissate nel muro
come stelle perdute nella corsa alla pesca.
Le rose di maggio si aprivano alla notte
mentre le nostre parole vagavano leggere.
Un altro giorno era passato
e qualcuno tra noi riemergeva un palmo in più
dall'apnea avversa all'innocente condannato.
Eppure la città col battito veloce di mesi surreali,
segnati da rimpianti,
sembrava diversa più viva ed illusa
in ogni angolo fioriva una sorpresa
per occhi sempre lucidi in quella trincea indifesa.
Non ricordo se ci accompagnasse la luna
ma se in cielo non era
di certo brillava immensa in noi,
insonni viaggiatori del buio
che di lei facevamo bussola.





Mancanza


Nella pausa assordante
la lontananza rimbomba
di un chiasso brutale,
il tempo dall'essere frale
ha smesso la corsa fluente
virato in un vortice irrazionale
ora ribolle e ci assale
d'ingestibile e furiosa mancanza,
abbatte la verità e la macchia di assenza.

Al fin di non cedere a logica folle
l'inferno in cui siamo costretti
è mutato nel più gelido 
freddo atarassico antartide.
Così ho fatto scendere altra neve sul cuore
per non vedere la strada smarrita
il ghiaccio par spegnere l'orbo timore.
Col silenzio che avvolge il pallido bianco
sembra confondere meno
quel siderale sguardo 
trepido e stanco.








C'è un momento in cui la luce sembra affievolire,
l'inverno non dà preavvisi, e mentre attarda l'imbrunire
a volte protende oltre marzo il suo durare.
Ti convinci che non vedrai quei teneri germogli tornare.
Tra i pioppi addormentati la notte greve scende a sera,
tutt'intorno brina e le greggi ancora a spasso sulla china
col pastore che s'appresta alle lontane cascinelle.
Nei campi d'orizzonte inebriati da profumi e stelle
torna il canto dell'assiuolo a rintoccar le ore.
Così, quando illuso credi che tutt'intorno muore,
l'oscurità non spaventa la Natura né la indebolisce
in quel buio si rafforza ed è proprio da lì che la vita rinasce.





Vecchi sentieri



Accovacciata ai piedi di un paesaggio estraneo
di cui non riconosco colori e profumi,
mi chiedo quali sentieri percorrere in una terra
i cui fiori furono raccolti da altra mano?
Io che ho abbandonato una montagna
dove non sono più tornata,
una cima su cui cade opaca nostalgia
che evoca incomprensioni lontane
e solitudini autunnali.
Mentre si ascendeva in due, ricordo,
il vento ci portava un senso di addio
sapevamo che non avremmo tardato a dimenticare
quel cammino, per tracciarne di nuovi.
E tu l'hai fatto, con in spalla meravigliose illusioni
ed io… col passo pesante di brame irraggiungibili.
Qual è la prospettiva esatta da cui osservare
il versante con luce nuova
che eluda la foschia di mattini disattesi?
Tutto sembra già esplorato, scoperto, raccontato.
Di questo viaggio resta uno zaino consumato
e un paio di scarponi senza lacci,
aspettano forse il suo antico proprietario,
così stretti ad indossarli
vogliono certo rammentarmi
quanto sia poco accogliente il posto altrui.
Il pensiero vola alle valli inesplorate,
alle vie che non appartengono a nessuno.
Sarà per questo che scelgo sempre 
di avviarmi in direzione del mare.




Aperture pazienti I



L'ostico confronto viscerale
spezza tutti i piani e le catene
offre un'opportunità al comunicare.
È un salto coraggioso dalla feritoia
qualcosa in più di cui esser grato.
Rivela un'aggraziata pausa dalla fuga,
l'apertura sana che cede aria al fiato
per non arrendersi all'idea fatale
di un plumbeo conflitto senza tregua.
Quando intercetti la migliore parte di te
osserva con pazienza e lasciala emergere,
concedi a te stesso di fare pace col passato.
Il perdono è un esercizio dell'adesso
in ogni istante è un dono al tuo vissuto.





Neve sulla cima





In me il tuo ricordo
è il silenzio della neve sulla cima
gli sci accuratamente riposti
e la sosta al rifugio prima della sera.
Il fischio d'inizio la domenica di gara
come uno spartiacque
dall'adolescenza mi separa.
Di quel bianco non ne avevi mai abbastanza
le vacanze con te avevano le striature
delle Alpi in lontananza.
Il tempo ci correva dietro
forse si burlava di noi troppo presi
da mille attività e attimi spesi
non capivamo che stavano terminando
le occasioni per esternare il nostro affetto.
I tuoi passi nel cuore della notte
portavano conforto e compagnia
erano certezza del tuo esistere
prima che il gran male ci recò la nostalgia.
Mentre conto le ore
e affilo agli incubi la sottile lama
tante domande affollano il pensarti
"Dov'è il senso in questa vita grama?"
"Non tormentarti e vai avanti" - mi diresti.
Silenzioso  il quesito va a tramonto con la luna
l'alba si avvicina e canta ancora alla fortuna.





Storia di un'unione



Cosa rimane di ciò che si era?
Quei saldi progetti
la strada comune
gli abbracci stretti
i passi da sincronizzare.
Ogni giorno è una musica
da armonizzare.
Un tripudio di solitudini,
chissà se è in questo che
il limite ha primeggiato
senza essere compreso
dalla parola, 
dallo sguardo sincero.
Tra le lenzuola sostava
una vitalità latente
spossata dal dovere,
dall'ordine apparente.
Una viltà in cammino
si affacciava
tra i capricci del bambino
e l'alleanza cedeva
nella verità che si nascondeva.

Negli occhi di lui ancora un sentimento
cullato da affetto indulgente
per leale intesa
per pace sospesa
per l'unione condivisa.

Su di te una maschera triste
aveva il difetto di attirare attenzione
di chi nella vita ha fatto scuola
nell'insoddisfazione.
Quanti racconti di stima, 
tramontata sotto il peso dell'aspettativa.
Forse la noia ti ha aperto la porta
e quella semplice comunione che vi univa
sotto una strenua cecità si è sepolta.
Non meriti colpa ma solo il tempo,
lo stesso che furiosamente
vuoi strappare a chi
si è impegnato per una promessa
che pronunciasti tu stessa
senza coglierne il senso.

Chi ha detto che le relazioni sono semplici?
Il contrario è assai noto.
L'illusione di essere sempre complici
è un inganno di chi fugge l'ignoto.
L'esempio si trae dalle piante
silenziose esse crescono
e di avversità ne vedono tante
la prova le piega
ma non ne annienta le radici.
Se salde e adattabili
l'inverno non è che un passaggio
per il vero sviluppo.
La Natura lo sa e non se ne vanta,
l'umano l'ignora e infelice avanza.

Forse imparerai dalla tua arroganza
-io me lo auguro-
e lui farà tesoro dell'umana erranza
perché la notte, pur buia,
è un momento prezioso
l'accetti nel cuore quando ricordi
che sei destinato alla gioia.





3 a.m.


L'ora più buia
ha le lancette alle tre
ed io ricordo di te
le corse da bambina
il mare di maggio
e le estati a Cortina
la tua mano nella mia
in un abbraccio 

di malinconia.
L'ultima carezza
fu persa nel pianto.
L'addio a denti stretti
e un cuore infranto.








Guarda attraverso la ferita.
Come una freccia rovente
ci trapassa la vita.
Si infuoca nel petto
assorda la voce
e divora il pensiero.
La tenerezza è avulsa
nella notte è delirio
senti il fiume nelle vene
che pulsa.
Inafferrabile quiete
Inarrestabile sete
prosciuga tutti i mari
in cui hai trovato riposo.
E non puoi far nulla
non vuoi
e non devi.
Abbandònati in quel dolore
solo il silenzio può accendere il buio.
Risorge dal male un antico stupore
È come pioggia della tempesta
porta via anche l'ultimo sasso
che è lì a trattenerti
lava il superfluo che infesta
fino ad accoglierti
finalmente disarmata
Rinata.