Storia di un'unione



Cosa rimane di ciò che si era?
Quei saldi progetti
la strada comune
gli abbracci stretti
i passi da sincronizzare.
Ogni giorno è una musica
da armonizzare.
Un tripudio di solitudini,
chissà se è in questo che
il limite ha primeggiato
senza essere compreso
dalla parola, 
dallo sguardo sincero.
Tra le lenzuola sostava
una vitalità latente
spossata dal dovere,
dall'ordine apparente.
Una viltà in cammino
si affacciava
tra i capricci del bambino
e l'alleanza cedeva
nella verità che si nascondeva.

Negli occhi di lui ancora un sentimento
cullato da affetto indulgente
per leale intesa
per pace sospesa
per l'unione condivisa.

Su di te una maschera triste
aveva il difetto di attirare attenzione
di chi nella vita ha fatto scuola
nell'insoddisfazione.
Quanti racconti di stima, 
tramontata sotto il peso dell'aspettativa.
Forse la noia ti ha aperto la porta
e quella semplice comunione che vi univa
sotto una strenua cecità si è sepolta.
Non meriti colpa ma solo il tempo,
lo stesso che furiosamente
vuoi strappare a chi
si è impegnato per una promessa
che pronunciasti tu stessa
senza coglierne il senso.

Chi ha detto che le relazioni sono semplici?
Il contrario è assai noto.
L'illusione di essere sempre complici
è un inganno di chi fugge l'ignoto.
L'esempio si trae dalle piante
silenziose esse crescono
e di avversità ne vedono tante
la prova le piega
ma non ne annienta le radici.
Se salde e adattabili
l'inverno non è che un passaggio
per il vero sviluppo.
La Natura lo sa e non se ne vanta,
l'umano l'ignora e infelice avanza.

Forse imparerai dalla tua arroganza
-io me lo auguro-
e lui farà tesoro dell'umana erranza
perché la notte, pur buia,
è un momento prezioso
l'accetti nel cuore quando ricordi
che sei destinato alla gioia.