Lettere a Epicuro



Libertà privata è mal comune
logora le ore di tutti
lega le attese di molti
di chi combatte in prima linea
di chi resiste nella fede
di chi compiange un lutto amaro
poi c'è chi aspetta guarigione
e chi ha un lavoro da precario
o soffre di un presente solitario,
c'è chi annega nella mente
a chi nostalgia gli prende.
In questa musica incompresa
suona un ritmo dal tempo sofferto,
quella esperienza dell'incerto
che in ogni istante è condivisa.
Eppure... 
La Natura, da insegnante,
ci ricorda un conto caro,
impone quella riflessione
a cui l'umano è poco affine
e lo fa con modi austeri,
sono i gesti di una madre
volitivi in apparenza
e pietosi in sua sostanza.
In una dolce e saggia danza
ci ricorda che la vita
è un complesso movimento
in un sistema ambivalente
dove il tutto è anche il niente,
dove un battito di ali
fa vibrare un continente,
che la morte è anche vita
pur se non ce ne accorgiamo
quando la chiamiamo "fine",
con l'appellativo vano
per chi si illude di sapere.
La realtà è più sfaccettata
non va vista in linea retta,
va vissuta senza tempo
senza definire il campo,
solamente un poco è percepito
di ciò che all'infinito è accline.
Pur se sfugge alla ragione
vi è un perpetuo trasformare
che coinvolge tutto il cosmo.
Nel ricordo di Epicuro
il messaggio è duro e puro,
solo quando accetti il senso
puoi esperire il vasto immenso.